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Bagni intasati dalle feci da giorni e non solo: le “indecenti” condizioni di un carcere torinese

Luoghi “vergognosi”, dove la vita umana sembra non avere “alcuna valenza”. 

Non usa giri di parole Susanna Marietti, presidente nazionale dell’associazione Antigone, che ha visitato pochi giorni fa la sezione psichiatrica del carcere Lorusso e Cotugno di Torino, precisamente nel padiglione A, nota come Sestante.

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Da diverso tempo quella parte del penitenziario è interessata da una serie di denunce riguardanti proprio la detenzione disumana degli ospiti. Una situazione che la Marietti ha potuto toccare con mano e che ha voluto raccontare al quotidiano “La Stampa”.

“Celle piccole, sporche, letti in metallo scrostato attaccati al pavimento coi chiodi – scrive la presidente di Antigone nella lettera – Ho visto un uomo sdraiato con la faccia per terra, al buio, bagni turchi intasati dalle feci da quattro giorni, detenuti con gli occhi a mezz’asta, incapaci anche di parlare e raccontare il proprio disagio. Luoghi indecenti in cui vengono ammassati corpi”.

La ristrutturazione del Sestante rinviata molte volte

Sono praticamente le stesse parole espresse da Monica Gallo, garante dei detenuti di Torino, che solo 15 giorni fa aveva parlato di “luogo inumano e degradante”, chiedendone l’immediata chiusura.

Ma lo “stop” al Sestante non avviene perché si parla di una ristrutturazione imminente, anche se già rinviata molte volte.

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Sempre la Marietti racconta di aver parlato con un ragazzo di 25 anni, che si è rivolto a lei in lacrime per le condizioni di estremo disagio. “Mi ha pregato di farlo trasferire. Gli ho spiegato che non avevo alcun potere in questo senso, ma mi sono fatta dare il numero di telefono della mamma”, a cui nessuno aveva detto dove avessero portato suo figlio.

D’altronde il Sestante è il luogo dove un detenuto si è suicidato strangolandosi con i pantaloni del pigiama, senza che nessuno dei tre agenti che avrebbero dovuto controllarlo a vista muovesse un dito: per loro comincerà a giugno il processo per omicidio colposo.

 

Roberto Naccarella

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