È arrivata l’Epifania: perché i Re Magi portano Oro, Incenso e Mirra a Gesù?

E’ arrivata l’ultima delle feste natalizie che, come da tradizione, tutte le altre si porta via. Sì, stiamo parlando proprio della Befana che, oltre a portare le calze, ci grazia quest’anno con un altro graditissimo regalo: un lungo weekend prima di rientrare a pieno regime al lavoro e a scuola (forse). Insomma, avremo molto tempo a disposizione per smontare albero di Natale, presepe e luci!

Eppure, il 6 gennaio nasce, sì, come festa legata al dono, ma non da parte di una donna molta anziana che vola a cavallo di una scopa, portando dolci a tutti i bambini. La Befana, infatti, è frutto di un errore lessicale derivante direttamente dall’Epifania, giorno in cui, per il mondo cristiano, i tre Re Magi vanno a fare visita a Gesù Bambino, creando così una sovrapposizione: il termine profano – corruzione lessicale di Epifania in Befania – ha creato così la figura folcloristica della Befana, tipica di alcune regioni italiane e diffusasi poi in tutta la penisola.

Ma, abbandoniamo per un attimo carbone e caminetti e cerchiamo di capire chi fossero i tre uomini giunti a Gerusalemme e perché si parli proprio di Epifania.

Tre doni per Gesù Bambino

Col termine Epifania si indica la manifestazione di Dio incarnato in Gesù Cristo al mondo, ovvero Dio, attraverso Gesù, si mostra in Terra a tutta la gente che la popolava. Nelle Chiese occidentali l’evento che esprime tale manifestazione è la visita dei Magi a Gesù Bambino, come rappresentanti simbolici proprio di tutti i popoli della terra.

Secondo il Vangelo di Matteo, i Re Magi sono alcuni saggi astrologi che seguendo l’astro giunsero da Oriente a Gerusalemme per adorare il bambino Gesù, il re dei Giudei che era nato. La successiva tradizione cristiana ha dato ai tre più forma e carattere: si chiamavano Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, provenivano dall’allora mondo conosciuto – Asia, Europa ed Africa – e rappresentavano anche le tre età dell’uomo, giovinezza, maturità ed anzianità.

Portarono con loro tre preziosissimi doni per Gesù Bambino; ma perché proprio Oro, Incenso e Mirra? Nei secoli i teologi di tutto il mondo si sono interrogati sul simbolo dei tre regali, alla ricerca del vero significato. Alcuni hanno teorizzato che l’oro simboleggiasse la fede, l’incenso la santità, la mirra la passione; altri hanno ipotizzato invece che i tre doni coincidessero con le tre virtù teologali: l’oro è la carità, l’incenso la fede, la mirra la libera volontà.

E’ Melchiorre, il più anziano tra i Re magi, a portare in dono a Gesù l’Oro, come simbolo del riconoscimento della regalità di Gesù da parte dei Re Magi. Da sempre l’oro è riservato ai regnanti e proprio per questo i tre hanno legittimato, attraverso l’oro, Gesù come loro re, anzi il Re dei Re. Su Holyblog si legge anche che Melchiorre offrì l’oro sotto forma di  un pomo d’oro, a rappresentazione della perfezione del mondo, e trenta denari. Nelle mani di Gesù il pomo si ridusse in polvere: il Bambino era venuto, infatti, a portare un mondo nuovo.

Gaspare, il più giovane invece, offre l’Incenso al bambino Gesù, una resina ricavata dalla corteccia delle piante della famiglia delle Burseraceae. Fin da prima dell’avvento del Cristianesimo, l’incenso veniva adoperato durante i riti religiosi pagani. Il fumo, offerta gradita agli dei, che saliva in alto nel tempio purificava il luogo, favorendone la meditazione. Regalare l’incenso significava quindi onorare Gesù con qualcosa di utile e prezioso per preservare e curare il corpo, riconoscendo soprattutto però la natura divina tramite un dono riservato esclusivamente agli dei.

Infine, la Mirra, offerta da Baldassarre, è anch’essa una resina dal profumo straordinario. Sempre su Holyblog si legge che fin dall’antichità la mirra era conosciuta e apprezzata per le sue proprietà antisettiche e antibatteriche. Veniva usata soprattutto allo stato liquido, o in polvere, mescolata con olio e balsami. E se l’Incenso attribuisce un riconoscimento divino alla natura di Gesù, la Mirra celebra il suo lato umano, proprio perché Dio si è fatto uomo.

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