WhatsApp fatale: donna condannata a morte per il contenuto dei messaggi

Una donna pachistana è stata condannata a morte per aver mandato messaggi blasfemi ai propri contatti su WhatsApp e Facebbok.

Una donna musulmana di 26 anni è stata recentemente condannata a 20 anni di carcere e alla successiva pena di morte per impiccagione. Secondo quanto emerso da Insider, la donna – Aneeqa Ateeq – avrebbe inviato messaggi blasfemi ai suoi contatti WhatsApp e ad alcuni account Facebook. La legge del Pakistan è molto rigida sulla blasfemia e chi si macchia di offendere pubblicamente Dio o i profeti rischia la pena di morte.

Una legge, quella sulla blasfemia, che è stata duramente contestata da Amnesty International, specie da quando nel 2016 è passata la legge sulla condanna della blasfemia tramite account social. Spesso, infatti, questa legge viene utilizzata contro persone che non sono di fede musulmana per il semplice fatto di far parte di un altro credo. Il rischio di una vera e propria repressione della libertà religiosa mascherata da legge in difesa del credo principale nello Stato di fede islamica è concreto e si spera in un futuro che ci possa essere un’abolizione, quantomeno della pena di morte.

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Donna condannata a morte per aver inviato immagini blasfeme su WhatsApp

La denuncia a carico di Aneeqa, secondo quanto riferito dal Guardian, sarebbe arrivata da un uomo che la donna ha conosciuto su un gioco mobile online. L’uomo, il cui nome è Hassnat Farooq, ha dichiarato che la 26enne gli ha inviato alcune caricature del profeta Maometto e di altri profeti. Ed ha anche aggiunto come questa fosse solita mandare simili immagini anche ad altri account Facebook.

Durante il processo Aneeqa ha negato ogni accusa a suo carico, negando di aver inviato immagini o messaggi blasfemi e sostenendo che l’uomo si stesse vendicando di lei perché ha rifiutato di stringere il rapporto su WhatsApp dopo averlo conosciuto nel gioco.

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Nonostante il diniego, ieri il giudice Adnan Mushtaq ha ritenuto che le accuse a suo carico fossero fondate e l’ha condannata a 20 anni di carcere e a successiva pena di morte per impiccagione. La giovane donna pakistana è stata accusata di aver deliberatamente offeso la credenza e i sentimenti religiosi dell’accusatore e di aver utilizzato osservazioni dispreggiative su “Personaggi Sacri”.

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