Storia di Sanremo: quando i due più grandi vinsero il Festival assieme

Archiviata l’annosa elezione al Quirinale, finalmente l’Italia si può dedicare ad una questione di primaria importanza. No, non stiamo parlando della crisi in corso tra Russia ed Ucraina, piuttosto del Festival di Sanremo. Malgrado tutto infatti, nel bene e nel male, la kermesse fa sempre parlare di sé, creando polemiche nuove e mai dimenticando quelle vecchie. Lo scontro Ultimo-Mahmood (in cui perfino Salvini scese in campo a difesa della canzone nostrana) ancora riecheggia tra le poltrone dell’Ariston e la partecipazione di quest’anno di Drusilla Foer è stata mal digerita dal senatore Pillon.

Domenico Modugno e Claudio Villa

Tuttavia, la 72esima edizione del Festival, la terza di fila condotta da Amadeus, ha preso il via e mentre si commentano le prime canzoni proposte durante la serata inaugurale (ne scriveremo anche noi) andiamo indietro nel tempo – precisamente di 60 anni – quando trionfarono insieme al Casinò di Sanremo due grandi artisti della musica italiana.

Il gregario e la prima voce: genesi di un’insolito duo

Nel febbraio del 1962, Domenico Modugno e Claudio Villa decidono di partecipare insieme alla dodicesima edizione del Festival di Sanremo. Entrambi vantano già due vittorie a testa da solisti: Modugno vince per la prima volta nel 1958 con la sua celeberrima “Nel blu dipinto di blu” sulla quale si discuterà molto in seguito, a causa della sua diffusione ed appropriazione culturale nei quartieri italo-americani di New York, simbolo di una mafia crescente e globalizzata (ripresa anche da Marco Tullio Giordana ne “I cento passi”), e poi ancora l’anno successivo con “Piove”.

Claudio Villa primeggia invece nel 1955 con “Buongiorno Tristezza” e nel 1957 con “Corde della mia chitarra”. Non c’è da stupirsi se entrambi, giganti di quel periodo musicale, vengano considerati sin da subito favoriti alla vittoria con la loro Addio.. addio…”, malgrado desti non poco clamore la loro insolita intesa. Si parla, infatti, di due teste di serie: un esperimento che se riuscito non avrebbe fatto altro che consacrare definitivamente la bravura artistica di Modugno e Villa, ma che in caso contrario avrebbe forse decretato l’abbandono della buona stella sotto la quale si trovavano da quasi dieci anni circa tutti e due.

Eppure, la canzone trionfa senza tanti problemi al “Votofestival” legato alle schedine dell’Enalotto con il 34.8% delle schedine valide, davanti a “Tango italiano” (29.2%) di Milva e Sergio Bruni. Ma più che la vittoria, sulla quale sembra quasi scontato l’esito, malgrado la canzone non riesca a sfondare successivamente, non andando oltre il terzo posto in Hit Parade, parliamo infatti di una canzonetta col pilota automatico e dalla rima facile (Addio Addio..amore mio), a differenza della quarta classificata “Quando quando quando“, la semplice e orecchiabile canzone di Tony Renis che conquista le classifiche di vendita (nove settimane al primo posto) e che diventa un successo internazionale anche negli Stati Uniti grazie alla versione dell’americano Pat Boone, colpisce l’atteggiamento di Claudio Villa.

All’epoca si parlò infatti di una partecipazione del Reuccio in versione “gregario“, quasi più come spalla di Modugno che non protagonista insieme a lui. Tv Sorrisi e Canzoni ha raccolto le dichiarazioni di Villa che spiegò così la sua scelta, avvenuta già anni prima: ” Ho deciso di scendere dal piedistallo. E poi, a proposito di gregari, avete mai sentito parlare del portaborracce che d’improvviso scappa via e “te saluto” il capo equipe”. Insomma, il cantante è diventato famoso anche per il suo carattere spavaldo, al limite della presunzione delle volte, che gli costò un “processo” da parte del giornale, sia nel 1957 che nel 1960, ma entrambe le volte verrà assolto dal pubblico e soprattutto da una persona in particolare.

“Mi piace il repertorio delle canzoni melodiche di Claudio Villa – scrisse Pier Paolo Pasolini nel 1960 (come riportato dal centro studi Pier Paolo Pasolini) – perché mi piace il pubblico che ama questo stile popolare e verace. Approvo che Villa scriva, musichi e interpreti le sue canzoni. Lui lo fa nel suo piccolo come Charlot ha fatto nel suo grande. In quanto agli atteggiamenti da bullo, la presunzione e gli atteggiamenti d’insufficienza che gli si imputano al capo di accusa numero 2, io trovo che nella sua qualità di cantante-attore e di personaggio dello spettacolo tali atteggiamenti gli si addicano, perché fanno, appunto, spettacolo”.

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