“Prima i bianchi, poi gli altri”: discriminazioni ai confini polacchi, crescono tensioni con i neonazisti

Arriva la condanna dell’ambasciatore sudafricano in Ucraina, che ha denunciato le pesanti discriminazioni messe in atto dal governo polacco nei confronti dei rifiugiati, che oramai si dividono in rifugiati di serie A e di serie B, suddivisi anche fisicamente e cacciati dai bus come nell’Apartheid. E ad aggravare la situazione sono i gruppi neonazisti di estrema destra

Come se la situazione non fosse, di per sé, già abbastanza pesante, nelle ultime si stanno consumando, sui confini polacchi, scene di inaudita violenza.

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(Ansa)

Sulla frontiera della Polonia, infatti, si stanno mettendo in atto discriminazioni circa gli ingressi di differenti tipologie di rifugiati. 

La situazione è stata denunciata soprattutto dal Guardian, il quale attraverso la diffusione di un filmato ha posto sotto i riflettori una situazione a dir poco degradante.

Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo.

Rifugiati di serie A e di serie B: le discriminazioni messe in atto dalla Polonia per l’ingresso nel Paese

“Sembra ci sia una gerarchia: prima gli ucraini, poi gli indiani e gli africani per ultimi”.

A parlare è una ragazza di colore, che nel video diffuso dal quotidiano britannico ha denunciato una situazione di forte discriminazione attuata da parte del governo polacco.

Una priorità per gli ingressi, dunque, accordata prima ai cittadini polacchi e poi, in ordine, ad altri rifugiati considerati di secondaria importanza.

Nelle ultime ore, si apprende, si stanno consumando scene di inaudita violenza ai danni di cittadini caraibici, africani e asiatici.

Molti di loro si trovavano in Ucraina per studiare al momento dello scoppio della guerra, dalla quale hanno tentato, come molti, di fuggire.

La loro unica colpa, però, è quella di non avere la cittadinanza ucraina. Gli addetti alla sicurezza del governo polacco li stanno infatti respingendo dai bus e dai treni, costringendoli a rimanere senza alcun tipo di assistenza e supporto, senza un tetto con le gelide temperature che in questo momento ci sono in quelle zone.

Una violenza terribile, che è stata denunciata dall’ambasciatore del Sudafrica in Ucraina, dal Presidente della Nigeria e dall’Unione Europea che, ancora una volta, si ritrova a denunciare gli avvenimenti di violenza che avvengono in quelle zone meramente a parole.

Accuse gravissime quelle che pendono sulla testa di Mateusz Morawiecki, il premier della Polonia, che in merito alla vicenda si è così esposto:

“La Polonia aiuta tutte le persone che fuggono dalla guerra, tutti i profughi di guerra, indipendentemente dal loro Paese di provenienza”.

Nei fatti, però, sembra che le cose non stiano andando per niente in questo modo, come è visibile anche dai social.

In Polonia la nuova Apartheid: file per i bianchi e file per “gli altri” per accedere ai confini

Nelle ultime ore, infatti, si stanno diffondendo a macchia d’olio i filmati che ritraggono scene di violenza ai danni di alcune categorie di rifugiati racchiusi sotto l’hashtag #AfricansinUkraine.

Ma non solo. Come riportato dall’Huffington Post, infatti, anche le testimonianze raccolte da differenti testate giornalistiche testimoniano ben altro.

Molti i racconti emblematici che ben rappresentano le discriminazioni che si stanno consumando ai confini dell’Ucraina e della Polonia nelle ultime ore.

Come quella riportata dall’HuffPost di Samuel George, studente 22enne di ingegneria informatica originario della Nigeria che, dopo aver guidato per decine di ore e tantissimi chilometri per dirigersi fuori da Kiev assieme ad altri amici, anche loro studenti nigeriani, sono stati fermati.

“Ci hanno detto che non potevamo andare avanti e che non ci avrebbero permesso di unirci alla coda”. Da lì è scattata la violenza, fino a quando non li sono stati chiesti 500 dollari per poter continuare il viaggio.

“Abbiamo implorato e negoziato per pagarne 100, alla fine abbiamo dovuto lasciare la macchina e partire: cinque ore di cammino fino al confine con la Polonia. Uno di noi era malato. La temperatura era gelida, è stata molto dura”.

Come se non fosse già abbastanza umiliante e degradante, arrivati al confine alcuni di loro non sono riusciti a passare.

Stessa situazione per alcune studentesse del Kenya, il cui accesso a lei e alle sue colleghe è stato impedito in un hotel una volta varcati i confini dell’Ucraina.

E ancora quello che è accaduto alla sorella adottiva di Bijan Hosseini, giornalista della CNN, originaria del Sierra Leone.

Dopo un viaggio a piedi di oltre 10 ore nel gelo più totale si sono viste bloccate l’ingresso al confine.

Due file per diversi colore, esattamente come l’haparteid. Prima i bianchi, poi gli altri.

Charles Michel è intervenuto sul punto, affermando che in Europa non devono esserci discriminazioni nell’accoglienza: “Nelle scorse ore abbiamo letto queste notizie ed è molto importante chiarire che i valori dell’Ue è zero discriminazione. Ci stiamo assicurando che ci siano passaggi sicuri per tutte le persone che vogliano attraversare i confini”.

La commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, ha dichiarato che si sta personalmente recando sul posto per verificare dal vivo quanto sta accadendo:

“Ci sono alcune cose che sono al limite dei nostri controlli. Quello che sta succedendo al confine è, per molte ragioni, molto complicato. Da parte nostra, quello che stiamo dicendo è che tutti coloro che vogliono venire nell’Unione Europea saranno accolti. I cittadini di paesi terzi che definiscono l’Ucraina la loro casa perché hanno uno status di soggiornante di lungo periodo, perché beneficiano della protezione di rifugiati in Ucraina o perché sono richiedenti asilo in Ucraina, saranno accolti nell’Unione Europea e possono beneficiare dello status di protezione temporanea”.

La situazione è aggravata dai gruppi di estrema destra

Nel frattempo, come si legge su La Stampa, la situazione peggiora di ora in ora. Ad aggravare la situazione la presenza dei gruppi di estrema destra in Polonia.

Questi ultimi si sono offerti per aiutare i rifugiati ucraini, ma non gli altri, o per lo meno si rifiutano di dare supporto a chiunque non sia bianco.

Alcuni testimoni diretti raccontano che i gruppi, armati, hanno urlato “andatevene, siete spazzatura”.

Una situazione di estrema tensione confermata dalla manifestazione indetta, come ogni 1° marzo, per celebrare i cosiddetti “cursed soldiers”, ossia i movimenti anti comunisti polacchi che hanno fatto la loro comparsa a seguito del Secondo Conflitto Mondiale.

Slogan sulla pulizia etnica l’hanno fatta da padrona, e sono in molti a pensare, come riferisce sempre La Stampa, che dietro questi movimenti antisemiti ci sia la mano di Konfederacja, un agglomerato degli estremismi di destra polacchi.

Per la paura di possibili attacchi ai rifugiati di colore o, comunque, non ucraini, la polizia ha intensificato la presenza attorno alle stazioni, soprattutto a seguito di una serie di attacchi denunciati da vari cittadini indiani in polonia che sono stati aggrediti negli scorsi giorni e feriti persino con coltelli dopo essere stati scambiati, si ipotizza, per dei profughi di guerra.

Nel frattempo il primo cittadino di Przemysl ha voluto ribadire il “grandissimo sforzo che stiamo mettendo in campo per aiutare i rifugiati”, ribadendo il dissenso nei confronti di questi episodi di violenza ma chiedendo di capire come, una cittadina così piccola, si stia preoccupando per l’arrivo di così tanta gente.

Il sottosegretario polacco agli Esteri Pawe Jablonski nel pomeriggio visiterà, assieme ai commissari europei Ylva Johansson (Affari interni) e Janez Lenarcic (Gestione delle crisi), il valico di Medyca.

Tutti e tre, come già ribadito precedentemente, hanno evidenziato la necessità di accogliere “a prescindere dal colore della pelle” e che “tutti sono accettati allo stesso modo”.

Ma non sembra pensarla in egual modo la cittadina polacca, dove gruppi di neonazisti vestiti di nero stanno andando in giro armati. Una guerra nella guerra.

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