“Non siamo nazisti ma…”: la stampa italiana riabilita il battaglione Azov – qual è la loro vera storia?

Lo scoppio della guerra in Ucraina e la strenua resistenza nei confronti dell’invasione russa fra i vari effetti collaterali ha generato una sorta di tentativo di sdoganare battaglioni come quello Azov, che oggi nega ogni collegamento con il nazismo. Chi erano, e chi sono, i guerriglieri del battaglione nazionalista 

In un articolo del Corriere della Sera e di Open campeggiano le dichiarazioni di Michail Pirog, comandante 55enne alla guida del Quarto battaglione di volontari di Azov.

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Non contemplano resa, e ci tengono a far sapere la loro distanza dagli ideali nazisti e da quanti li accusano di far campeggiare sulla propria bandiera la svastica.

Quasi un tentativo di riscatto nei confronti di un battaglione che, da sempre, si è costituito e definito come di estrema destra.

Il tentativo di riabilitazione da parte della stampa italiana nei confronti dell’unità militare fa sorgere, tuttavia, più di un dubbio circa la presa di distanza degli stessi dalle posizioni naziste da cui il movimento trae origine.

Quanto è labile, in questo caso, il confine fra la definizione dei volontari come eroi, pur consci dell’origine e dei crimini di guerra perpetrati?

Battaglione Azov, nazisti o eroi? La storia dietro i volontari

Partiamo, anzitutto, da un dato fondamentale: l’origine dell’unità militare.

Il gruppo nasce spontaneamente nel 2014, come unità paramilitare ucraina nazionalista e di estrema destra, come riporta Wikipedia.

La loro origine si posiziona come una risposta a quelle che furono le prime fasi della guerra nel Donbass, prima di essere successivamente inquadrato nella Guardia Nazionale dell’Ucraina.

Sebbene nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera abbiano voluto specificare come l’utilizzo della svastica non sia ricollegabile al nazismo ma sia stato utilizzato in altro senso in quanto “la svastica è un antico simbolo slavo, pan-europeo, persino indiano”, in realtà la simbologia è di origine nazionalsocialista.

Uno degli aspetti più gravi riguardanti il movimento è il fatto che sia stato accusato di crimini di guerra e di tortura.

Fu Amnesty International che, in occasione dell’incontro con il primo ministro Arsenij Jacenjuk, chiese al governo ucraino di intervenire al fine di porre rimedio agli abusi che sono stati commessi nel corso della guerra da parte dei volontari.

Il governo ucraino decise di aprire un’inchiesta ufficiale a riguardo, affermando che nessuno dei volontari risultò ufficialmente indagato.

Tuttavia, due anni dopo, nel 2016, un rapporto dell’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea, responsabile dell’uccisione di massa di prigionieri, occultamento di cadaveri attraverso l’utilizzo di fosse comuni e il ricorso sistematico a barbare pratiche di tortura.

 

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