“Fuori il nome di chi ha il ciclo o vi calo le mutande”: shock sul lavoro a Pescara

L’umiliazione tramite WhatsApp della direttrice ha fatto scattare l’intervento dei sindacati locali che hanno prontamente denunciato la questione: “Situazioni così all’ordine del giorno”

Scene di ordinario terrore quelle accadute nella provincia di Pescara, dove le minacce di ispezione corporale verso le sue dipendenti da parte della direttrice di un punto vendita Conad ha fatto scoppiare un caso enorme.

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L’atteggiamento vessatorio, le minacce di mancato rinnovo contrattuale ma, soprattutto, la decisione di procedere a una “ispezione” corporale di ciascuna dipendente ha fatto scattare l’intervento dell Filcams Cgil a tutela delle lavoratrici.

Ecco cosa è successo.

“Ditemi chi ha il ciclo o vi calo le mutande io”

“Voglio il nome e cognome di chi oggi ha il ciclo mestruale, ok? Sennò gli calo le mutande io”.

Sono queste le parole pronunciate dalla direttrice del punto vendita pescarese in un audio WhatsApp inviato al gruppo di tutti i capo reparto.

A scatenare la questione il fatto che la direttrice abbia trovato nel bagno del punto vendita un assorbente usato e fuori del cestino.
Un vocale che non voleva essere un rimprovero fine a sé stesso, ma che aveva seriamente l’obiettivo di annunciare la volontà di controllare tutte e 12 le dipendenti fino a quando non fosse venuta fuori la colpevole.
Ma non solo. L’atteggiamento vessatorio ha condito questa scena di ordinaria follia, con un elenco dei nomi delle 12 dipendenti girato sui vari gruppi WhatsApp dei reparti con annessa minaccia di “previsioni di contestazioni disciplinari a tappeto oltre che mancati rinnovi di contratto a tempo determinato”.
A raccontare la vicenda è il segretario Filcalms Cgil, Davide Urbano, attraverso una conferenza stampa e attraverso i social ha spiegato come è andata l’assurda vicenda:
“Visto il rifiuto delle lavoratrici a comunicare quanto richiesto, la violenza verbale si è poi tramutata in fisica quando i capi reparto hanno controllato singolarmente le donne in servizio”.
Non si è ancora a conoscenza se le dipendenti si siano prestate o meno al controllo vessatorio, ma si apprende che dopo il 14 aprile i bagni dei dipendenti siano stati chiusi impedendone ai lavoratori la fruizione.
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Un gesto ritenuto come “gravissimo e ignobile” da Lucio Cipollini, segretario generale della Filcams Cgil Abruzzo, che ha definito tale evento e le conseguenze che ne sono derivate come “una violenza inaudita da una donna verso delle donne” in occasione della conferenza stampa.
La Filcams ha ora richiesto un intervento da parte del marchio Conad sulla umiliante vicenda, che dovrà rispondere nel merito di quanto accaduto e su quali procedure e metodi vengano adottati nel gestire questioni riguardanti il personale oltre che le violazioni di quelli che sono i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici nei contratti nazionali standard.
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Il gesto è stato condannato da varie associazioni, fra le quali i Giovani Democratici Abruzzo, che con un post social hanno condannato fermamente questo “vergognoso atto di violenza misogina e padronale” e come questi episodi avvengano facendo leva sulla “debolezza contrattuale” delle dipendenti e di tutti i lavoratori nel settore, ma non solo.
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