Cosa sta succedendo a Kaliningrad e perché la Lituania può far scoppiare una guerra fra Russia e Nato

Il “blocco” degli approvvigionamenti all’exclave russa da parte della Lituania potrebbe comportare una seria escalation del conflitto, a maggior ragione se si considera che Kaliningrad, pur nelle sue dimensioni, è uno dei territori più militarizzati al mondo. Vediamo punto per punto cosa sta accadendo e l’assalto ai supermercati da parte della popolazione

Sembra quasi un ricorso storico, o meglio, un paradosso come lo definisce l’Internazionale quello che sta accadendo a Kaliningrad.

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Parata militare a Kaliningrad nel 2021

Un territorio che, fin dai trattati di Versailles sottoscritti dopo la prima guerra mondiale, è stato considerato geopoliticamente rilevante.

Se nella prima metà nel ‘900 in questa regione era situato il corridoio di Danzica, oggi quel pezzo di terra ai confini fra la Polonia e la Lituania, entrambi paesi Nato, torna a essere protagonista di fortissime tensioni da parte dell’occidente e della Russia.

E’ stata proprio una mossa della Lituania a far scattare la reazione della Russia, creando i margini di ulteriori possibili fronti di intervento e di tensione nella guerra in atto fra l’ex gigante rosso e l’Ucraina.

Vediamo punto per punto cosa sta accadendo.

Cos’è Kalinigrad e dove si trova?

Partiamo, anzitutto, fornendo delle indicazioni sul territorio oggetto delle ultimissime tensioni.

Per poter comprendere al meglio le dinamiche in corso bisogna, anzitutto, orientarsi attraverso una mappa geografica:

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Come si può vedere dalla cartina, Kalinigrad è una piccola exclave russa, ossia un territorio situato all’interno di uno diverso a cui appartiene dal punto di vista politico o linguistico.

In questo caso, Kaliningrad è un territorio della Russia ma separato, geograficamente parlando, dalla sua Madre Patria.

E’ infatti collocato, o meglio, attorniato dalla Lituania e dalla Polonia, e affaccia, fra i suoi confini, sul Mar Baltico.

Proprio in ragione del suo sbocco sul mare questa regione è definita strategicamente rilevante dalla Russia, accogliendo di fatto l’unico porto russo aperto tutto l’anno in quanto non è soggetto ai fenomeni di ghiacciamento.

E non è un caso che proprio qui, a partire dal 1952, sia stanziata da flotta del Baltico.

In questa exclave isolata di circa 15mila chilometri vivono 500mila persone. E’ qui che Putin può avere uno sbocco marittimo verso l’Europa, e non è un caso che sia uno dei territori più militarizzati al mondo.

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E’ sul sul territorio, infatti, che sono posizionati missili strategici che, qualora venissero utilizzati, sarebbero in grado di colpire Berlino e tutte le principali città dell’Europa Orientale.

Da sempre territorio conteso, Kaliningrad ha una complessa storia geopolitica.

Città tedesca fino al 1946 – vi nacque il filosofo Kant – il territorio portava il nome di Königsberg, fino a quando non venne ribattezzata con l’attuale nome onore di Mikhail Kalinin, eroe della rivoluzione russa che fu il primo presidente del Soviet.

Putin conosceva bene le enormi potenzialità di quel territorio, che ha voluto armare consapevole di essere uno dei possibili punti di attacco verso la Nato o, potenzialmente, di difesa.

Ed è proprio lì che passava il Corridoio di Danzica per un’assurda ironia della sorte.

Cosa sta succedendo a Kaliningrad

Questo territorio che, come si diceva, è isolato geograficamente rispetto alla Russia, riceve i suoi approvvigionamenti attraverso un corridoio di 35 km a cavallo fra le frontiere di entrambi i paesi confinanti, Lituania e Polonia.

A far scatenare la miccia la decisione della Lituania di procedere infliggendo le sanzioni europee sui prodotti che, passando per il loro territorio, sono destinanti a Kaliningrad.

Venerdì, infatti, è stato bloccato il traffico ferroviario su quel territorio, e riguarda i beni che sono attualmente soggetti alle sanzioni da parte dell’Europa.

Una mossa, questa, che la Russia ha preso tutt’altro che bene, avvertendo che qualora Vilnius, ossia la capitale della Lituania, non proceda immediatamente all’eliminazione del blocco, la Russia procederà a difendere i propri interessi nazionali.

Per il governatore di Kaliningrad Anton Alikhanov la questione dovrà essere risolta attraverso “mezzi diplomatici”, ed è per tale ragione che è stato convocato a Mosca l’ambasciatore dell’Unione Europea, Markus Ederer.

Un blocco vero e proprio, ad ogni modo, non è, considerando che lo sbocco marittimo del territorio è ancora attivo e dunque è da lì che possono arrivare gli approvvigionamenti.

La popolazione ad ogni modo ha preso d’assalto i supermercati lo scorso 20 giugno in preda alla psicosi della mancanza di beni di prima necessità.

Cosa succede ora dopo il blocco a Kaliningrad?

I rapporti fra la Lituania e la Russia sono, da tempo, fortemente tesi, considerando a maggior ragione che fu il primo territorio a staccarsi dall’Unione Sovietica.

La Russia, infatti, paventa l’ipotesi di creare un corridoio diretto con la regione di Kaliningrad, ma questo implicherebbe un attacco militare non indifferente.

Come fa notare Andrea Marinelli, a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia si sono diffuse nella nazione sempre più vie intitolate ai caduti del 1991, anno in cui l’Unione Sovietica attaccò gli edifici del governo di Vilnius per bloccare il processo di indipendenza che era stato intrapreso dalla Lituania l’anno precedente.

Ed è proprio alla storia che bisogna guardare per comprendere cosa potrebbe accadere.

Sempre Marinelli fa giustamente notare come, secondo Wolfgang Münchau “dalla storia europea abbiamo appreso quanto siano pericolosi i corridoi”.

Un riferimento storico a quello di Danzica che, per un paradosso storico, come anticipato, passava proprio dalla regione attuale di Kaliningrad.

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Ma, si sa, la storia insegna ma non ha scolari. Proprio dalla regione oggetto del contendere, infatti, parte quello di Suwalki, che passa sulla Polonia e unisce la regione exclave alla Bielorussia, che, come è noto, è una fedele alleata di Putin.

Questo corridoio potrebbe rafforzare ulteriormente la forza del Cremlino e l’influenza sulla Bielorussia, mettendo fortemente a rischio la Polonia, paese dell’Unione Europea e afferente alla Nato.

I rischi, attualmente, sono altissimi.

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