Lista dei putiniani d’Italia | Il reporter Maurizio Vezzosi contro il Corriere: “Giornale scandalistico”

Dopo la pubblicazione della lista dei putiniani da parte del Corriere della Sera arriva la risposta da parte del freelancer Maurizio Vezzosi, un videoreporter citato all’interno dell’elenco

Ha destato un clamore mediatico enorme la lista pubblicata dal Corriere della Sera nella quale vengono menzionati tutti i putiniani d’Italia.

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Una lista di personaggi anche alquanto clamorosi che, a quanto si apprende, sarebbero emersi “nel corso di questi mesi durante l’attività di monitoraggio”, come scrivono le giornaliste del Corriere Fiorenza Sarzanini e Monica Guerzoni.

I nomi inseriti nell’articolo sono stati ricavati da tre rapporti dell’intelligence italiana ancora non esecratati dal governo, come si legge in un editoriale di Domani.

Lo scorso venerdì nel corso di una conferenza stampa Franco Gabrieli, sottosegretario con delega all’intelligence, aveva desecreato il quarto, nonché ultimo, di questi documenti da cui il Corriere avrebbe tratto i nominativi.

Ma all’interno di tale documentazione non emergeva il riferimento palese a nessuno.

I nomi, stando a quanto riportato dalle giornaliste del Corriere, sarebbero contenuti in un’altra documentazione che non è stata ancora resa nota.

L’articolo, titolato ‘La rete di Putin in Italia: chi sono influencer e opinionisti che fanno propaganda per Mosca’ è stato pubblicato domenica 5 giugno a firma di Sarzanini e Guerzoni.

Fra i nomi scottanti anche quello del Copasir, il comitato parlamentare che ha il compito di vigilare sui servizi di intelligence e che proprio qualche giorno prima della pubblicazione dell’editoriale aveva fatto riferimento della loro lotta alla disinformazione.

Fra i nomi emersi quello di Maurizio Vezzosi, video reporter freelance che ha risposto all’articolo con una nota inviata alla redazione.

Lista dei Putiniani d’Italia, la risposta del video reporter Maurizio Vezzosi al Corriere della Sera

La lettera inizia già con alcune considerazioni piccate che lasciano trasparire il disappunto sulla sua appartenenza alla rete di propaganda putiniana, “di cui a vostro avviso ma a mia insaputa, sarei membro”, scrive il reporter.

“Quanto realmente può venirmi imputato” – controbatte il giornalista – “è l’aver messo in discussione una certa narrazione sulla guerra d’Ucraina, aver insistito sulla necessità di una soluzione politica ed aver criticato la Vezzscelta di inviare armi a favore dell’esercito di Kiev.”

Una presa di posizione fatta dallo stesso campo di guerra in cui il reporter si trova attualmente ad operare, oltre che all’interno di dibattiti televisivi.

Un punto di vista, il suo, certamente critico, e che è stato “sufficiente, evidentemente, per essere liquidato come putiniano”.

Un atteggiamento, a detta di Vezzosi, attuato anche nei confronti di altre persone verso le quali negli ultimi mesi sono stati lanciati “analoghi anatemi” per il semplice fatto di aver avuto l’impertinenza di “criticare pubblicamente l’operato della presidenza ucraina o, peggio ancora, di quella statunitense.”

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Vezzosi incalza poi ulteriormente definendo come “gravemente diffamanti” le congetture pubblicate sia dal Corriere che da altre redazioni.

Il reporter ha poi attaccato particolarmente il fatto che la giornalista abbia giustificato l’inserimento di questi nomi scrivendo: “Queste persone sono liberissime di esprimere le proprie opinioni, ma se raccontano fatti che non sono provati, e questi fatti si trasformano in disinformazione e propaganda, non va bene. E non andrebbe bene neanche se lo facessero a favore dell’Ucraina”.

“Quali sono i fatti non provati” – si chiede Vezzosi – “di cui io avrei parlato? Di quale disinformazione parla la dott.sa Sarzanini? Di quale propaganda?”, interrogandosi poi ulteriormente sul processo di verifica delle fonti da cui il giornale ha tratto le notizie in merito alla guerra avendo, di fatto, riportato solo il parere di una delle parti in conflitto.

Il reporter definisce poi l’atteggiamento assunto dal giornale quello di un “giornale scandalistico”, avendo riportato una vicenda rispetto alla quale “permangono ad oggi evidenti incongruenze ed ambiguità che forse il tempo aiuterà a dipanare”, definendo la loro analisi, in più punti, come“grottesca”.

Infine, Maurizio Vezzosi accusa la redazione di non aver minimamente studiato il suo lavoro e operato giornalistico: “Del resto” – conclude – “anche accusarmi in modo vagamente più serio di deficit di critica nei confronti della Russia dei nostri giorni potrebbe soltanto strappare un sorriso a chi conosce le mie riflessioni.”

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