Lascia la figlia di un anno a morire di stenti: gli agghiaccianti dettagli

Alessia Pifferi, la madre della piccola Diana, morta di stenti, è stata definitivamente condannata: il gip non ha avuto dubbi, si tratta di omicidio volontario.

La piccola aveva solo un anno e mezzo ed è stata lasciata in casa, da sola, per 6 giorni consecutivi. La piccola Diana è stata lasciata a se stessa, morendo di stenti, per questo il gip di Milano ha convalidato il fermo e disposto il carcere per la madre, la 37enne Alessia Pifferi.

L’accusa è quella di omicidio volontario, aggravato da futili motivi; questo perché la Pifferi non solo ha previsto e accettato “il rischio” che la figlia morisse, ma anche perché “pur non perseguendolo come suo scopo finale”, ha ammesso di aver voluto fortemente la morte della bimba.

La stessa colpevole lo ha ammesso durante gli interrogatori, durante i quali ha anche riferito di non voler chiedere aiuto alla sorella, che avrebbe potuto “in qualsiasi momento andare nel suo appartamento a soccorrere la figlia“.

Durante l’interrogatorio del gip Fabrizio Filice, la 37enne ha anche ammesso di aver posto, di fronte i bisogni essenziali della figlia, la relazione con il compagno: “Io ci contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui”.

“E infatti era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire; è per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire”.

Escluso solo l’aggravante per premeditazione dunque, ma ciò non ha alleggerito la condanna per la donna, accusata di omicidio volontario per futili motivi, con ipotesi di omissione. Dal tragico evento è saltato fuori un quadro oscuro sulla persona di Alessia Pifferi.

Ero all’oscuro di tutto“, ha dichiarato il compagno, residente a Leffe, in provincia di Bergamo. Quando il 14 Luglio Alessia ha lasciato la figlia in casa da sola, all’uomo aveva raccontato che Diana si trovasse con la sorella, al mare. Tra le altre cose, l’uomo aveva vissuto la nascita di Diana, dato che la Pifferi aveva partorito in casa sua e ad oggi non si sa chi sia il vero padre.

Inoltre grazie alle chat del telefono, la procura ha anche scoperto che la Pifferi si diceva “disoccupata” pur avendo delle entrate che le permettevano di mantenersi. Il fatto più sconvolgente, però, è un altro.

Bugiarda seriale: per le forze dell’ordine non ci sono dubbi

Durante le indagini è saltato fuori che anche mesi prima, per incontrarsi con un altro uomo, la donna avrebbe lasciato da sola la bambina; l’uomo le avrebbe consegnato una “boccetta di En“, un tranquillante. Gli inquirenti ipotizzano che la donna lo abbia fatto ingerire alla piccola in diverse occasioni, compreso otto giorni fa.

Lei ha dichiarato di averle “dato solo qualche goccia di tachipirina, perché aveva male ai denti”. Una bugiarda seriale, insomma. Tra le altre cose ha raccontato anche di essere una “psicologa infantile” e che per tutti 6 giorni di assenza avrebbe dovuto esserci una baby sitter in casa, che poi era scappata lasciando la porta d’ingresso dell’abitazione aperta.

Il pm ha deciso non necessaria una perizia psichiatrica o altre consulenze, dato che la donna è sempre apparsa lucida. Non è impensabile che sarà la difesa a chiederla, per ottenere un attenuante sulla pena. Intanto domani verrà ufficializzato il fermo e la custodia in carcere.

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