“Che finimondo per un capello biondo” | La cantava Edoardo Vianello, ora in guerra con Myss Keta: cosa sta succedendo?

Chi non ha sentito almeno una volta, durante l’estate 2022, questo iconico ritornello: “Che finimondo per un capello biondo che stava sul gilet…”?

La cantante mascherata Myss Keta ha sfornato l’ennesimo tormentone estivo, ma forse i più giovani non si renderanno conto che la canzone non è tutta farina del suo sacco. Ebbene si, perché i più ricorderanno che il testo è di Carlo Rossi e nel 1961 è stata la prima storica hit di Edoardo Vianello.

Lo stesso anno, il 1961, fu uno storico per Edoardo Vianello, che per la prima volta si presentò sul palco del Festival di Sanremo con il brano ‘Che freddo!’, inciso poi anche con un’altra icona tutta al femminile della scena musicale di quegli anni: Mina.

All’epoca il legame tra artisti era forte, ha raccontato il cantante ora 84enne: “Con i miei tre più cari amici, Domenico Modugno, Franco Migliacci e Gianni Morandi, l’appuntamento notturno era al ‘Quo vadis’, sull’Appia Antica. Lì su quel palco, appena il locale si svuotava, ci esibivamo. Non vedevamo l’ora di far sentire, l’uno all’altro, l’ultima canzone che avevamo scritto”.

Da questa piccola ma grande comunità è nata la collaborazione tra Vianello e Carlo Rossi, che scrive per lui ‘Il Capello’; il grande successo, racconta Vianello, è dovuto anche al genio di Ennio Morricone, che mise mano anche a tutti i suoi brani delle estati anni ’70: ‘Guarda come dondolo’, ‘Abbronzatissima, ‘I Watussi’.

Edoardo Vianello contro Myss Keta, che ha usato la sua canzone per il suo tormentone estivo

Oggi, a 61 anni dall’uscita di ‘Il capello’, la hit dell’estate 1961 diventa nuovamente tormentone estivo, questa volta del 2022. Un successo totalmente inaspettato per lo stesso cantante, che ha raccontato di essersi davvero sorpreso.

“Poche sere fa in piazza a Mesagne, la cantavano anche i bambini, la sapevano tutta!” ha commentato ad ‘Avvenire.it’ il Edoardo Vianello, icona della musica pop anni ’60. Dopo anni Vianello è dunque tornato in classifica e sul ‘plagio’ ci ha scherzato su: “un disco d’oro a mia insaputa, ma come si permettono?“.

Da qualche anno i rapper italiani si sono rivolti al passato, prendendo letteralmente la musica vintage anni ’60 per creare i tormentoni estivi. Secondo Vianello, il perché della mossa è “Semplice, la musica attuale è talmente deviata che per ritrovare una logica, una strada dritta e veloce, bisogna tornare alla nostra musica. Questi si sono dimenticati della melodia…“.

“Allora i più furbi che fanno? Realizzano a tavolino una canzone di successo ricostruendo quell’atmosfera unica di cui noi ‘old is gold’, come dice Mammaro, siamo gli ultimi testimoni”.

Una dura critica quella di Vianello, non solo alla musica degli ultimi anni ma anche agli artisti che l’hanno creata e prodotta. Che non ci siano più gli artisti di una volta è vero, i tempi sono cambiati così come i gusti musicali dei giovani.

Se da una parte, questi remix danno la possibilità ai giovani di conoscere un genere ormai scomparso, dall’altra gli autori originali devono metaforicamente mandare giù un boccone decisamente amaro.

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