Letta e Calenda i due “ingenui” | Il vittimismo dei due leader dopo la rottura del patto di coalizione

Calenda cambia idea e molla PD e compagni dopo aver stretto la mano pubblicamente. Ma d’altronde c’era da aspettarselo: possibile Letta sia stato così ingenuo?

E’ di ieri pomeriggio la notizia che Calenda e il PD, a soli 5 giorni dalla sottoscrizione dell’accordo di coalizione, non correranno più insieme.

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Una decisione destinata ad avere una serie di ripercussioni sull’intera campagna elettorale e, di conseguenza, sul risultato.

Ma che era, di fatto, prevedibile. Per questo vari giornali hanno titolato ponendo in evidenza la palese ingenuità di Letta, definito persino un “merluzzone” da parte di Dagospia.

Cosa è successo fra il PD e Calenda

Le ragioni di tale rottura sono attribuite ddal fedifrago Calenda alla presenza nell’alleanza di Sinistra Italiana e dei Verdi, oltre che del neonato partito di Luigi Di Maio.

“Un’ammucchiata”, l’aveva definita il leader di Azione, di cui però SI e i Verdi facevano già parte nel momento in cui l’accordo è stato firmato.

Ed eccoci a soli 5 giorni dalla sottoscrizione della coalizione alla rottura.

Una rottura che, in qualche modo, era palese avvenisse.

Già da giorni, infatti, Calenda aveva iniziato a lanciare dardi avvelenati contro Fratoianni e Angelo Bonelli, rispettivamente segretari di SI e dei Verdi.

Sorprende, più che altro, le modalità con cui tale rottura è stata resa pubblica.

Il leader di Azione, infatti, ha annunciato domenica pomeriggio alla trasmissione di Lucia Annunziata Mezz’ora in più di non voler far parte della stessa coalizione di cui fa parte una forza politica che ha “votato 55 volte la sfiducia a Draghi”.

Secondo Calenda sarebbe a questo punto stato meglio far rimanere nell’alleanza il Movimento Cinque Stelle, che ha molti più consensi dei due alleati di Letta messi insieme.

Ma a poco vale fare questi ragionamenti. Come d’altronde sottolineato anche da Benedetto Della Vedova, segretario nazionale di +Europa che con Azione si era alleata già qualche mese fa, Calenda non può dire “che non lo sapeva”.

Ad allontanare il leader di Azione, in particolare, sarebbe stata la posizione di SI e Verdi sugli inceneritori, che Calenda invece sostiene, oltre il fatto del loro mancato appoggio “all’agenda Draghi”.

Una dicitura che, di fatto, dice tutto e dice niente. D’altronde è stato lo stesso Draghi a dire che non esiste, ma a quanto pare non per Calenda, che tanto ci tiene a quel blando programma di governo.

Ma sono anche altri i punti che hanno spinto alla rottura della coalizione, fra cui, come scrive lo stesso Calenda su Twitter “revisione del reddito di cittadinanza, NATO, supporto all’Ucraina e revisione bonus 110%”.

Calenda e Letta i “due ingenui”

Per Questo Calenda si è autodefinito “ingenuo” la scorsa domenica: “Ci ho creduto, e forse sono stato ingenuo”, ha dichiarato annunciando la rottura.

 Il vero ingenuo in questa situazione, però, è stato Letta.

D’altronde era già accaduto che Calenda rompesse i piatti all’ultimo momento.

“È vero, è la seconda volta – spiega Letta a La Stampa – Col senno di poi sono stato troppo ingenuo. Ma sono esterrefatto: il principio fondamentale del diritto è “pacta sunt servanda”. Se un politico, un uomo di Stato, fa saltare gli accordi che ha firmato perché ha cambiato idea non c’è più politica, siamo su Twitter, dove si può cambiare idea ogni minuto. Ecco, credo che Calenda abbia scambiato Twitter con il mondo reale“.

Per altro, oltre al danno la beffa, Calenda non ha chiamato direttamente Letta ma Franceschini per rendere noto il suo addio alla coalizione, nella quale, tuttavia, rimane +Europa.

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