Salvini querela Ilaria Cucchi per lo “sciacallo”. Il leghista aveva detto che “la droga fa male sempre”

Matteo Salvini si è opposto alla richiesta di archiviazione per Ilaria Cucchi, che aveva definito l’ex ministro dell’Interno “uno sciacallo”.

Il termine era stato usato dalla sorella di Stefano Cucchi in seguito ad alcune dichiarazioni rilasciate proprio da Salvini all’indomani della sentenza che aveva condannato i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a 12 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.

L’udienza si terrà il prossimo 23 febbraio davanti al GIP di Milano. E’ stata la stessa Ilaria Cucchi, in un post sulla sua pagina Facebook, a comunicare la citazione del Tribunale milanese per lei e l’attuale segretario della Lega.

“Io e Matteo Salvini siamo stati citati davanti al tribunale di Milano il 23 febbraio alle ore 14. Io come indagata e lui come ‘persona offesa‘ – scrive Ilaria Cucchi – Mi ha querelata perché, dopo le sue dichiarazioni rese al momento della sentenza della Corte d’Assise di Appello che condannava, dopo 10 anni, i carabinieri ritenuti colpevoli dell’uccisione di mio fratello io replicai duramente dicendogli, tra le altre cose, che era uno sciacallo. Mesi dopo mi è stato chiesto se per caso intendessi rettificare quelle dichiarazioni. Non l’ho fatto”. 

“Frase Salvini esacerbò gli animi dei parenti della vittima”

Nella richiesta di archiviazione, viene precisato che “le dichiarazioni rese da Ilaria Cucchi devono essere valutate nel loro complesso, alla luce del clima di continui e pregressi attacchi alla figura del defunto fratello”.

Come riportato anche da Milano Today, la richiesta sottolinea come “la frase pronunciata dal senatore Salvini in concomitanza della emissione della sentenza di condanna – momento di forte dolore per la famiglia Cucchi allorquando sarebbe stato auspicabile il silenzio generale – abbia solo esacerbato gli animi dei parenti della vittima, inducendo l’indagata a proferire l’espressione sciacallo per mera reazione, con il palese intento di utilizzare tale termine nella reale accezione di ‘chi approfitta cinicamente delle disgrazie altrui'”.

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