“Pesanti controindicazioni. Soprattutto sull’identità di genere”: la presidente di Arcilesbica critica il Ddl Zan

Il dibattito politico sul Ddl Zan non accenna a placarsi, tra chi lo difende a spada tratta e chi invece avanza critiche più o meno pesanti nei confronti del disegno di legge. 

Tra le tanti voci di dissenso, stupisce trovare anche quella di Arcilesbica, che chiede di introdurre alcune modifiche. Come riportato dal quotidiano “Il Giornale”, la presidente nazionale di Arcilesbica, Cristina Gramolini, ha cercato di fare chiarezza su quella che è la posizione dell’associazione.

LEGGI ANCHE => Ddl Zan, la Ferragni contro Matteo Renzi: la replica dell’ex Premier

Da mesi Arcilesbica ritiene che il Ddl Zan, così com’è, non vada bene. “Abbiamo anche fatto delle riunioni con Alessandro Zan per spiegargli che in quegli articoli ci sono grossi rischi di interpretazione che spalancano le porte a scenari aberranti”, ha spiegato Cristina Gramolini, pur premettendo che la legge è necessaria perché “è importante che un Paese stabilisca che l’omotransfobia è una cosa brutta, da punire in modo esemplare”.

Ma a cosa si riferisce in particolare la presidente nazionale di Arcilesbica? Il dito è puntato soprattutto sulla possibile denuncia per omofobia nei confronti di coloro che avanzeranno critiche verso chi andrà all’estero per perseguire la pratica dell’utero in affitto.

“Renzi ha avuto buon senso, serve un patto tra le forze politiche”

Cristina Gramolini ha poi evidenziato come alcune obiezioni sollevate da Italia Viva siano condivisibili: “Vengo da Rifondazione, non posso certo essere considerata renziana. Però Renzi ha detto una cosa di buon senso: rivediamo i punti più controversi e poi stringiamo un patto solenne fra tutte le forze politiche per approvarla subito alla Camera – le parole della Gramolini – Mi pare che Lega e Fi siano d’accordo”.

LEGGI ANCHE => Ddl Zan, l’apertura di Salvini e la risposta di Letta: questione di messaggi

Infine, un appunto sull’identità di genere. “Specificare che questa sia “l’identificazione percepita di sé” anche se “non corrispondente al sesso” significa aprire un varco all’autodefinizione legale di genere – afferma la presidente di Arcilesbica – Basta dichiararsi donna all’anagrafe per diventarlo”.

Impostazioni privacy