Chi è il razzista? Tsunami pronto ad abbattersi sulla Casa Reale

Uno tsunami senza precedenti è pronto ad abbattersi sulla Casa Reale. Cresce di ora in ora all’interno di Buckingham Palace, infatti, il timore che il principe Harry possa rivelare il nome della persona accusata di aver espresso commenti poco carini sul colore della pelle del figlio Archie, nel suo libro bomba da quindici milioni di sterline. Insomma, all’interno della famiglia più chiacchierata del mondo si celerebbe un razzista.

I ben informati sulla famiglia reale affermano che il duca di Sussex sarà ora sottoposto a forti pressioni per far sì che venga identificato il membro della famiglia Windsor, sospettato dal principe di aver fatto commenti razzisti. Già nella sua intervista esplosiva con Oprah Winfrey insieme alla moglie Meghan Markle, la coppia aveva dichiarato che un reale anziano avesse fatto un’osservazione quando la duchessa era incinta, ma entrambi poi non hanno rivelato nient’altro.

Da allora Harry ha firmato un contratto per un libro da migliaia di dollari con la Penguin Random House, casa editrice statunitense, i cui proventi andranno in beneficenza. Il libro di memorie dovrebbe arrivare sugli scaffali di tutte le librerie il prossimo anno, forse nel periodo in cui la regina celebrerà il suo storico Giubileo di Platino, traguardo che raggiungerà nel prossimo febbraio, con alle spalle ben 70 anni di regno.

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Il libro di memorie fa già discutere a corte e non solo

Nella sua biografia sembra proprio che Harry non si risparmierà: oltre al caso Megxit, farà delle confidenze importanti sul controverso trasferimento in America, ma tutto questo non prima di aver collaborato con un famoso ghostwriter statunitense. Resta inteso, però, che il principe, sentendo addosso la pressione, potrebbe essere messo alle strette, offrendo qualcosa di scottante già prima dell’uscita del libro.

L’esperta reale Penny Junor ha dichiarato al The Sun che: “Gli editori vorranno lucrarci molto sopra, nominando, ad esempio, anche questo presunto membro della famiglia reale razzista.” Ha aggiunto inoltre che Harry: “Sta facendo ricerche sulla vita di sua madre, quindi parlerà del matrimonio dei suoi genitori, della rottura e delle loro relazioni. – ma avverte – “Potrebbe essere incredibilmente dannoso per suo padre e Camilla. Carlo diventerà re e Camilla la sua regina. L’ultima cosa di cui hanno bisogno o di cui necessita il Paese è un’altra ondata di rabbia basata su quelle che credo siano false, false accuse”. Harry, però, ha confidato alla regina dei talk show statunitensi Oprah che non avrebbe mai nominato il presunto razzista reale. L’aver lavorato segretamente, però, ad un libro di memorie per quasi un anno ha innescato uno “tsunami di paura” tra i circoli reali.

harry meghan

La parola ai cittadini inglesi

Proprio per questo, malgrado i profitti destinati a buone cause, due terzi degli inglesi ha affermato di “non essere affatto interessati” a leggere il libro. Più di un terzo dice invece che sarebbe “inappropriato” per il Duca di Sussex pubblicarlo.

Un sondaggio di YouGov ha rilevato che quasi una persona su dieci afferma che non avrebbe dovuto firmare l’accordo di pubblicazione e che la maggior parte, quindi, nemmeno lo leggerà. In una dichiarazione che confermava l’uscita del libro, Harry ha spiegato: “Sto scrivendo questo libro non come principe, ma come l’uomo che sono diventato. Ho rivestito diversi ruoli nel corso degli anni, sia letteralmente che figurativamente, e la mia speranza è quella di raccontare la mia storia: gli alti e bassi, gli errori, le lezioni apprese”.

“Vorrei poter dimostrare che non importa da dove veniamo, abbiamo più cose in comune di quanto pensiamo. – ha concluso Harry – “Sono profondamente grato per l’opportunità di condividere ciò che ho imparato nel corso della mia vita finora ed entusiasta che le persone leggano un resoconto di prima mano della mia vita che sia accurato e del tutto veritiero”. Chissà se alla fine i cittadini inglesi cederanno alla tentazione di leggere la biografia del principe.

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Le gaffes della famiglia reale, tra humour e razzismo

Eppure questo presunto membro razzista della famiglia reale non sarebbe il primo ad aver espresso battute di cattivo gusto e dai toni indubbiamente razzisti. Il compianto Principe Filippo, marito della Regina Elisabetta, morto lo scorso nove aprile a 99 anni, a giugno ne avrebbe compiuti 100, si è lasciato andare nel corso di visite ufficiali ed eventi mondani, in patria e all’estero, a commenti, tollerati fino a qualche anno fa, ma che ora giustamente, destano l’opinione pubblica. Nonostante il King’s College abbia difeso il principe a seguito di una polemica scatenata da un gruppo di studenti ed organizzazioni anti-razziste,  quello dei rapporti diplomatici e con le minoranze è stato, di certo, il terreno più accidentato per il Duca di Edimburgo.

Tra le esternazioni più famose si ricordano, nel 1986, l’uscita durante una visita in Cina in cui il principe sconsigliò ad alcuni studenti britannici di restare troppo a lungo nel paese del sol levante perché: “Altrimenti vi verranno gli occhi a mandorla”. In Australia, incontrando il leader degli aborigeni, chiese addirittura: “Vi tirate ancora le lance?”.

Insomma, di commenti razzisti o comunque figli di una concezione eurocentrica di cui lui, così come le famiglie reali degli altri casati europei, è stato storicamente esponente, non ne sono mancati. Durante un ricevimento a Buckingham Palace nel 1999, a un distinto signore di colore il principe chiese incauto: “Da quale Paese esotico viene?”. Per sentirsi rispondere: “Birmingham, Gran Bretagna”.

E se ne uscì con una gaffe persino di fronte alla futura premio Nobel Malala Yousafzai, allora 16enne sopravvissuta da poco ad un aggressione organizzata dai talebani che l’avevano presa di mira per il suo attivismo femminista, a favore soprattutto dell’istruzione delle ragazze come mezzo di salvezza ed indipendenza rispetto alle restrittive leggi islamiche nei confronti delle donne. La risposta del consorte di Elisabetta in merito all’istruzione però è stata: “In questo Paese i bambini vanno a scuola perché i loro genitori non li vogliono in casa”.

E non sono mancati ovviamente anche i commenti sessisti: “E a voi chi vi mantiene?”, domandò ad un gruppo di volontarie provenienti dall’Asia che lavoravano in un centro di assistenza sociale a Londra. E poi, quasi non si rendesse conto di poter peggiorare la situazione, chiese loro se frequentassero il centro “per fare pettegolezzi”.

 

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