Riforma Giustizia, che caos: ecco tutti i processi che sarebbero andati a monte con la Cartabia

La riforma proposta dalla guardasigilli, nella quale si inserisce un nuovo meccanismo sulla prescrizione, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, rischiando di bloccare processi per stragi come quella della trattativa Stato-mafia mandando tutto al macero

Due anni al massimo per portare a termine il giudizio in Appello, uno per la cassazione e un lasso di tempo leggermente maggiore per i reati più gravi contro la Pubblica Amministrazione: è questa, in estrema sintesi, la proposta avanzata dalla ministra Marta Cartabia.

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La proposta della riforma arriva sull’onda di seri reclami pervenuti da parte dell’Unione Europea, la quale espresse nel 2017 un severo giudizio in merito agli squilibri italiani.  “Il termine della prescrizione ostacola la lotta contro la corruzione”: iniziava la nota dell’Unione Europea, la quale salutò in modo estremamente positivo la riforma Bonafede, definendola come “benvenuta” poiché, di fatto, blocca la prescrizione dopo la sentenza di primo grado, cosa che è in linea con una raccomandazione specifica per il Paese formulata da tempo. La situazione attuale è, tuttavia, paradossale, in quanto la riforma proposta dalla Cartabia va esattamente nel senso opposto.

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Ma non solo: il Fatto Quotidiano ha analizzato quali fra i fascicoli più celebri della storia giuridica italiana andrebbero estinti se fosse stata in vigore l’improcedibilità cartabiana. Fra questi, ad esempio, il processo sulla Trattativa Stato-Mafia ha già superato i termini indicati.

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Le gravi conseguenze della riforma Cartabia: i processi che sarebbero affondati (o che potrebbero esserlo)

Secondo i dati del ministero della Giustizia, un processo di Appello, in Italia, ha una durata media di 759 giorni, esattamente 29 in più rispetto al limite imposto dalla Cartabia. Anche l’Associazione nazionale dei magistrati ha precisato come non tutti i processi siano comparabili sia per l’importanza che per la durata del procedimento, e per tale ragione, dopo una lunga mediazione con il Movimento Cinque Stelle, sono state poste delle conditio: il limite dei due anni in Appello può essere esteso a tre (e quello in Cassazione a 18 mesi) in base alla discrezionalità del giudice, per i reati considerati più gravi come quelli contro la Pubblica Amministrazione e quelli di mafia e terrorismo. Tale meccanismo, tuttavia, non si può applicare per reati per i quali è previsto l’ergastolo come omicidio e strage.

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Tuttavia, analizzando alcuni dei fascicoli italiani più caldi degli ultimi tempi, emerge come questi sarebbero finiti in un nulla di fatto qualora la riforma Cartabia fosse stata in vigore prima. Fra questi, il Fatto segnala:

  • Trattativa Stato-Mafia (ancora in corso), appello in 3 anni: la prima vittima giudiziaria del sistema Cartabia potrebbe essere proprio uno dei processi in assoluto più delicati della storia italiana, quello della trattativa Stato-Mafia, riguardante le interlocuzioni avvenute fra mafiosi e rappresentanti delle istituzioni durante il periodo delle stragi. Questo, infatti, sarebbe il primo ad essere “cestinato”, come riporta il Fatto Quotidiano. Il processo di Appello è ancora in corso, e, qualora entrasse in vigore la nuova riforma, il processo sarebbe etichettato come “improcedibile”. 
  • Caso Cusani, appello in 3 anni: simbolo per eccellenza del processo Mani Pulite, anche il processo a Sergio Cusani, intermediario di tangenti Enimont, con la riforma Cartabia sarebbe finito in un nulla di fatto. Condannato in primo grado a 8 anni il 28 aprile del 1994, la sentenza d’Appello giunse, però, più di tre anni dopo, il 7 giugno del 1997, superando, quindi, i limiti della riforma.
  • Strage di Viareggio, appello in 2 anni e 3 mesi: Nel processo per il disastro ferroviario, che vide come primo condannato l’ex ad di Fs Mauro Moretti, ha avuto la conferma di secondo grado il 20 giugno del 2019, esattamente tre anni dopo il 2017, anno in cui fu pronunciata la condanna. Anche questo, sarebbe decaduto. 
  • Abusi di Bolzaneto, Cassazione in 3 anni e 3 mesi: La sentenza di secondo grado riguardante gli abusi avvenuti nella caserma di Bolzaneto a Genova durante quei terribili giorni che furono quelli del G8 del 2001, venne emessa nel 2010, ma le condanne definitive in Cassazione giunsero dopo 3 anni e 3 mesi, il 14 giugno 2013. Quelle sette condanne non sarebbero state inflitte qualora la riforma Cartabia fosse stata in vigore ai tempi. 
  • Strage della Diaz, Cassazione 1 anno e 11 mesi: tutti ricorderanno il terribile caso delle violenze inflitte dalle forze dell’ordine della scuola Diaz, il cui processo di appello terminò il 18 maggio 2010, ma si dovette attendere il luglio del 2012 per ottenere la sentenza della Cassazione nella quale vennero condannati i poliziotti che, con la Cartabia, avrebbero potuto beneficiare dell’impunibilità ed essere, dunque, assolti.

Risulta dunque difficile, alla luce di tale analisi, comprendere quali effettive migliorie apporterà questa riforma a tutela dello stato di diritto. Ed è proprio in merito a quest’ultimo che l’ex premier Giuseppe Conte, avvocato, ha espresso tutto il suo disappunto.

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“Non canterei vittoria, non sono sorridente sulla prescrizione, siamo tornati all’anomalia italiana. Chi canta vittoria su questa soluzione non trova il mio consenso. Se un processo svanisce per nulla per una durata cosi’ breve non puo’ essere una vittoria per lo stato di diritto”, ha dichiarato l’ex premier in occasione del suo intervento durante il convegno nazionale dei giovani imprenditori di Confindustria.

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Ed anche inspiegabile è il fatto che uno dei governi maggiormente filo-europeisti mai avuti nella storia politica nostrana a porsi in un’ottica di assoluta discontinuità rispetto a quanto chiesto dall’Europa che, vedendo tale riforma prendere ufficialmente vita, sicuramente non resterà a guardare.

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