Maneskin, il gesto di Damiano durante un concerto sconvolge un Paese intero

Il gesto di Damiano dal forte carico simbolico, soprattutto in Polonia dove, ancora, sussistono delle zone denominate vietate ai gay denominate “lgbt free zones”, che attualmente sono un terzo del territorio polacco

Quello dei Mankestin è stato un gesto che, in molte parti dell’Europa, potrebbe risultare come un’azione del tutto normale. Ma non in Polonia, dove i diritti civili per la comunità LGBT sono quasi inesistenti. A provocare è, ancora una volta, Damiano, front man dei Maneskin. L’artista ha infatti voluto dare un bacio in diretta TV al chitarrista Thomas, consapevole che, quell’azione, non sarebbe rimasta fine a sé stessa. E così non è stato.

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Immediato, infatti, il ringraziamento da parte della comunità interessata, che ha espresso la sua gratitudine per un gesto che, per quanto banale, porta con sé un fortissimo messaggio.

Il bacio-simbolo dei Maneskin: “L’amore non è mai sbagliato”

Durante un evento musicale ripreso in diretta televisiva, il chitarrista e cantante dei Maneskin Damiano David e il chitarrista Thomas Raggi si sono baciati di fronte all’occhio delle telecamere. Un gesto che, come si diceva, potrebbe sembrare irrilevante, ma non in Polonia. Sono stati i diretti interessati, infatti, a chiarificare la natura del gesto. Entrambi hanno specificato come quella di baciarsi sia stata una scelta finalizzata a fornire sostegno della comunità LGBT, proprio perché, in Polonia, l’atteggiamento delle istituzioni e della popolazione in merito alla questione è tutt’altro che favorevole.

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Un gesto, questo, che ha generato uno scroscio di applausi a cui è seguito un discorso di Damiano formalizzato attraverso Twitter: “Pensiamo che a tutti dovrebbe essere permesso di farlo senza alcun timore. Pensiamo che tutti dovrebbero essere completamente liberi di essere chi ca..o vogliono. Grazie Polonia. L’amore non è mai sbagliato”.

Il post ha generato una fortissima interazione, dando sfogo alla gratitudine di alcuni utenti polacchi. Uno di questi ha scritto: “Come polacco, non posso ringraziarvi abbastanza per quello che avete fatto in questo paese omofobo. Significa così tanto per noi qui, grazie”, e un’altra ragazza, ancora, ha voluto ringraziare la band per il coraggioso gesto politico: “Sono polacca e volevo solo dirvi grazie per quello che avete fatto sul palco della nostra tv nazionale. Vivere in Polonia è molto difficile e lo dico da donna queer e disabile. Dobbiamo lottare per ciò che è giusto”.

I diritti LGBT in Polonia e la questione delle “free zone”

A ridosso del Pride svoltosi in tutta Italia, la band ha voluto sostenere la comunità in una zona in cui, in realtà, le leggi sono tutt’altro che in loro favore. Attualmente un terzo del territorio polacco si configura come ‘LGBT free zone’, ossia come zone che si considerano libere dall’ideologia LGBT. 

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L’estremismo la fa facilmente da padrone in questo stato, dove c’è chi, persino, inneggia alla riapertura di Auschwitz:“A volte ci dicono che dovrebbero riaprire Auschwitz così che Hitler possa prendersi cura di noi. Se pensiamo che il campo giace a 20 chilometri da qui, è nauseante solo il fatto di pensarci”, ha dichiarato al Fatto Quotidiano la scorsa estate Aleksandra Głowacka, 27enne attivista polacca.

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Le zone cosiddette “libere” dalla ideologia a favore della comunità LGBT+ corrispondono, di fatto, a quella che viene considerata come la roccaforte  del partito Diritto e giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, Pis), formazione di estrema destra votata ad una ideologia spiccatamente anti liberale e clericale che governa il Paese dal 2015. Il presidente attuale della Polonia, Andrzej Duda, infatti, è stato candidato di quella formazione politica.

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Il partito, spalleggiato dalla chiesa cattolica polacca che, nella nazione, ha una grossa influenza, ha usato durante tutta la campagna elettorale (e oltre) una retorica anti omosessuale ed anti europea, facendo leva su un elettorato proveniente dal sudest, una zona fortemente arretrata dal punto di vista economico e dello sviluppo.

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Un atteggiamento, questo, fortemente affine a quello russo, dove il governo ha messo in atto una serie di iniziative finalizzate a opporsi ai diritti civili in nome di un nazionalismo che, di fatto, non ha niente a che vedere con la possibilità che alcune comunità come quella LGBT possano beneficiare di una serie di diritti concessi altrove in Europa.

La Polonia è l’unico paese europeo in cui non vi è riconoscimento delle unioni civili

Una situazione a dir poco paradossale, quella polacca, se si pensa che in realtà è stata una delle prime nazioni a depenalizzare l’omosessualità che, un tempo, o era considerata un reato o era inscritta nella lista delle malattie mentali all’interno del DSM. Da quel lontano 1932 di anni ne sono passati tanti, ma i passi indietro sono stati maggiori del progresso in questo ambito.

Non è infatti un caso che la Polonia, attualmente, sia rimasta l’unico paese dell’Unione Europea nel quale non esiste alcuna forma di riconoscimento istituzionale e legale delle coppie omosessuali. 

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