Covid, l’epidemiologa vede la fine del tunnel. Intanto gli studi sui non vaccinati…

I dati delle ultime settimane sulla pandemia di coronavirus sembrano fornire un quadro piuttosto confortante.

La riduzione dei contagi, unitamente al calo dei ricoveri nei reparti e nelle terapie intensive, suggeriscono come la fine del tunnel sia ormai prossima. E’ quanto sostiene Lucia Bisceglia, presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia (Aie), che sottolinea anche come gli indicatori di replicazione virale siano ormai al di sotto dell’unità.

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“Non ci aspettiamo una progressione dei casi perché la trasmissibilità in questa fase è contenuta”, spiega l’epidemiologa, che invita comunque a fare attenzione in vista dell’autunno: “Stiamo andando incontro a un periodo nel quale si determinano circostanze che facilitano i contatti fra persone in ambienti ristretti. Il virus approfitta di queste situazioni per provare a riprendere spazio. Non dobbiamo consentirlo”.

La vaccinazione sta dando ottimi risultati, ma bisogna continuare a tenere alta l’attenzione. Inoltre, per l’epidemiologa bisogna convincere i non vaccinati che hanno ancora dei timori: “La loro adesione resta fondamentale per raggiungere l’obiettivo della vaccinazione di massa, eliminando le aree grigie – afferma Lucia Bisceglia – Bisogna studiare nuove modalità di comunicazione per portarli dalla nostra parte”.

Chi ha avuto il Covid-19 può reinfettarsi: cosa dice lo studio

Nel frattempo, un nuovo studio condotto dalla Yale School of Public Health e dall’Università della Carolina del Nord ha messo in evidenza come la protezione in seguito all’infezione non sia di lunga durata.

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“Coloro che sono stati contagiati dovrebbero comunque vaccinarsi – spiega Jeffrey Townsend, professore di biostatistica presso la Yale School of Public Health e autore principale dello studio – L’infezione precedente da sola può offrire pochissima protezione a lungo termine contro le infezioni successive”.

Inoltre, sempre secondo lo studio, bisogna tenere conto che le reinfezioni sono ancora più probabili in caso emergano nuove varianti del Covid-19.

“Con l’emergere di nuove varianti, le precedenti risposte immunitarie diventano meno efficaci nel combattere il virus – afferma Alex Dornburg, assistente professore di bioinformatica e genomica presso l’Università della Carolina del Nord, che ha co-diretto lo studio – Coloro che sono stati naturalmente infettati all’inizio della pandemia hanno sempre più probabilità di essere reinfettati nel prossimo futuro”.

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