Guai in vista per la Regina: richiesti risarcimenti miliardari

La ministra giamaicana della cultura Olivia Grange ha annunciato di voler chiedere alla regina Elisabetta, che governa tutti gli stati sotto il Commonwealth compresa l’isola caraibica, il risarcimento per i danni provocati dalla schiavitù

Nonostante l’assetto geopolitico contemporaneo sia fortemente mutato rispetto a quello che si era articolato a ridosso del secondo conflitto mondiale, le conseguenze di una politica schiavista e colonialista continuano a farsi sentire, soprattutto in quei Paesi dove il peso della tratta schiavista ha condizionato così fortemente l’economia del tempo da riuscire a vederne ne conseguenze ancora oggi.

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In tal senso, nel corso degli anni si è andata sviluppando la dottrina giuridica nota come “giustizia riparativa”, ossia un approccio che consiste nel considerare un reato nei termini dei danni che sono stati arrecati alle vittime.

Sebbene tale corrente di pensiero si applichi, principalmente, per reati inerenti la persona, dunque reati principalmente penali, si parla sempre più spesso di una giustizia riparativa applicabile anche per reati perpetrati da parte dello stato e delle istituzioni.

Sull’onda di tale riflessione, arriva dalla Giamaica un annuncio che non è proprio quella che ci si aspetterebbe tutti i giorni, soprattutto in termini diplomatici.

La Giamaica chiede il risarcimento alla regina Elisabetta per le tratte schiaviste

La ministra della cultura giamaicana Olivia Grange ha annunciato qualche giorno fa di aver dato vita ad una petizione finalizzata a chiedere il risarcimento dei danni provocati dalla schiavitù alla regina Elisabetta.

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La sovrana britannica, in realtà, detiene anche il titolo di “regina della Giamaica”, in quanto l’isola caraibica rientra all’interno del Commonwealth. Come si legge sul Express.co.uk, la Grange ha dichiarato di voler presentare questa petizione alla Regina nella quale si richiede un risarcimento in nome di tutti i cittadini giamaicani.

“Siamo particolarmente lieti di annunciare che abbiamo compiuto ulteriori passi avanti nei nostri progressi verso la ricerca di una giustizia riparatrice per le vittime e i discendenti della tratta transatlantica degli schiavi”, ha dichiarato la ministra.

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Stando a quanto dichiarato dalla politica, la petizione avrebbe trovato il pieno sostegno  National Council of Reparation della Giamaica, concordando che “le camere del procuratore generale dovrebbero valutare i meriti della petizione nell’eventualità del coinvolgimento del governo della Giamaica nella petizione”.

La questione venne già sollevata nel 2015 quando in occasione della visita in Giamaica da parte dell’allora primo ministro britannico David Cameron, le istituzioni locali iniziarono a far presente una serie di richieste di risarcimenti miliardari come “riparazione” dei danni morali ed economici subiti durante il periodo coloniale a causa dell’Inghilterra.

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La Giamaica divenne una colonia britannica a partire dal 1707 e, da quell’anno in poi, dovette subire tutte le conseguenze derivanti da una tratta schiavista agguerritissima. Non è un caso, infatti, che storicamente si parli dell’Inghilterra e del Portogallo come i due Paesi maggiormente dediti alla pratica della tratta schiavista.

Da parte della Gran Bretagna non è giunta alcuna risposta ufficiale in merito ma Thomas Mace-Archer-Mills, storico e fondatore British Monarchists Society (dunque fortemente schierato a favore della Monarchia), la richiesta giamaicana è illegittima.

Le motivazioni, a detta sua, sono rinvenibili nel fatto che l’Inghilterra avrebbe già assolto ai suoi obblighi nei confronti dell’Isola, e che, inoltre, “gli individui, i popoli e le nazioni di oggi dovrebbero assumersi la responsabilità di sé stessi, delle proprie azioni e situazioni, e smettere di incolpare la storia e i momenti meno edificanti del proprio passato”.

L’iniziativa proposta dalla Grange è stata accolta favorevolmente anche dal ministro degli affari di genere, della cultura, dell’intrattenimento e dello sport dell’isola caraibica.

Quel che è certo, al di là di ogni singolo parere in merito, è che dall’anno in cui è stata proclamata l’indipendenza dell’isola dalla corona inglese, ossia il 1962, la Giamaica, essendo soggetta comunque al protettorato inglese, paga tutte le conseguenze di una serie di politiche economiche a vantaggio di pochi.

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Il paese caraibico sta infatti passando gradualmente sotto il controllo di imprenditori stranieri, i quali, con il pretesto di praticare filantropia, radono al suolo baraccopoli ed effettuano una politica economica indiscriminata nella quale a pagarne le conseguenze senza trarne alcun beneficio sono gli abitanti più poveri del posto.

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